foto... altrove

portfolio s. ingl. [dall’ital. portafoglio, di cui ha anche i varî sign.], usato in ital. al masch. – 2. In fotografia e nelle arti grafiche in generale, il gruppo selezionato di opere che viene presentato al possibile committente da un professionista come esemplificazione del proprio stile e delle proprie capacità tecniche.

concerti

la musica è sempre stata parte della mia vita, e poter immortalare concerti ed eventi è ciò che più rappresenta il mio stile fotografico

natura

paesaggi, natura, luoghi nascosti.
ciò che mi riporta alla realtà selvaggia e autentica è uno dei soggetti preferiti per i miei scatti

street photography

la street phography è stata il primo motivo per cui ho iniziato a scattare. cogliere quei dettagli che i miei occhi vedevano, un modo per esprimermi più pienamente.

social media

dal 2023 mi occupo di social media branding per il cantante e chitarrista folk, Steven Paris; dal punto di vista grafico, fotografico e d’immagine. Nell’estate del 2024 ho accompagnato il power trio “The Steven Paris Agreement” durante il loro tour nel Regno Unito, come creatrice di contenuti digitali, pubblicitari e fotografici. 

installazione site specific - Mi salverò parlandoti

ottobre 2024, Scoppio Vecchio, Acquasparta TR.
Come la parola può curare le ferite del passato.
Io e l’artista Matteo Bernabè abbiamo cercato di colmare le fratture della chiesa abbandonata di San Michele Arcangelo, tramite la nostra poesia “Mi salverò parlandoti”. Abbiamo colto il silenzio e le lacrime del borgo per dare vita ad una voce che potesse dare conforto nel dolore della mancanza.

mostra fotografica e poetica – Noi Siamo Assoluto

questa mostra nasce dalla mia esigenza di connettere due forme d’arte a me molto care e vicine: poesia e fotografia.
grazie alla collaborazione di vari artisti e scrittori del territorio monferrino, la mostra è stata allestita per due edizioni mensili negli spazi del centro educativo diffuso Monfreestyle, a Casale Monferrato, luogo per il quale nutro un grande affetto da anni.

ogni fotografia è stata connessa ad un testo/poesia che potesse creare qualcosa di nuovo influenzandosi a vicenda.
data la nostra gioia nel creare questa esposizione e alla sua diversità rispetto ad altri progetti già proposti, la mostra verrà riproposta con cadenza mensile, affinchè sempre più artisti possano trovare spazio, accoglienza e scambio con altre persone affini a loro.

la chiave di questo progetto risiede nella collettività, nella creatività e nell’arricchimento umano e personale.

per qualsiasi informazione, lascio qui i miei contatti social.

L’opera indaga il tema dell’abbandono del territorio e il tentativo di recupero attraverso il restauro artistico.
L’installazione si compone di cinque interventi site-specific effettuati nelle fratture della Chiesa di San Pietro di Scoppio Vecchio (TR).
Il sito indagato, scelto per l’intervento, è un luogo di interesse e di dominanza sulla valle umbra.
Scoppio Vecchio è una frazione abbandonata di Acquasparta colpita negli anni ’50 da scosse sismiche che portarono ad un progressivo abbandono delle abitazioni; le case del paese, così come il rifugio escursionistico e la chiesa sono state soggette ad atti vandalici.

La parete all’interno della chiesa abbandonata è stata “restaurata” con stampe di dimensioni differenti applicate con colla da parati. Le stampe riportano una poesia scritta dall’artista in collaborazione con Nina Duò, studentessa di Filosofia dell’Università di Perugia.
I cinque interventi situati nella chiesa permettono di leggere solo alcuni frammenti del testo; la poesia integrale è stata affissa in un punto panoramico sulla parete di una casa in rovina, raggiungibile percorrendo le vie incolte del borgo.

Nell’opera il luogo abbandonato comunica con i visitatori attraverso le parole affisse nelle ferite della parete.

Raccontandosi, lo spazio riscatta la propria identità di luogo abitato. La poesia diventa parola che si insinua
nella mancanza e nella presenza, dando ad entrambe una voce.
Il tema della mancanza ha origine dalla costruzione in disfacimento colpita dallo scorrere del tempo e dalle
condizioni atmosferiche-sismiche, la materia rimane come congelata, senza padrone, avendo perduto la sua funzione primaria, rimane messaggero immobile di una traccia umana.

L’opera è un tentativo di stabilire un contatto, di dare voce al vuoto, parlando con ciò che resta e con ciò che si è perso. Il “restauro poetico” dona linguaggio a un borgo rimasto nel silenzio, allo stesso tempo l’arte entra nella rovina sostenendo concettualmente un tentativo di recupero. Una resistenza dettata dal materiale che perde il suo ruolo di maceria diventando così parete pensante ed enigmatica capace di riscattarsi intraprendendo un rapporto con lo spettatore-pellegrino.
– Matteo Bernabé