Il molo è un luogo speciale, credo.
Pali e una base, fine. Nient’altro che ci divide dall’acqua. Ma non è solo questo, perché il molo è un luogo di arrivo e di partenza, è l’attracco durante la tempesta, ma non è troppo sicuro, è solo un posto di passaggio. Il molo non è per sempre, non è stabile come un porto.
Il molo non è porto. Il porto stagna, il molo ricambia. E noi chi siamo per noi stessi? Porto o molo? E l’amore è porto o molo? Oppure è uno stagno.
Le mie storie d’amore possono essere tutte situate in un molo, non per fare una metafora, ma perché realmente è tutto successo attorno a dei moli. Forse perché io sono un porto stagnante, peggio di quello di Genova. Puzzo e inquino quello che mi circonda, ecco perché l’amore mi usa come molo, perché rimanere sarebbe impossibile. Sono così minuscola che da lontano sembro molo, sembro movimento, cambiamento, sembro viva, ma poi in realtà non sono altro che fetore di morte, morte di vita, vita in putrefazione.
Ecco sì. Trovo affascinanti i moli e deprimenti i porti, amore mio tu eri quel molo che io sarei voluta essere, eri affascinante, io ero solo deprimente.