il mondo mi appare come un continuo dualismo tra macro e micro. vedo il movimento delle anime, delle singole anime, che si incontrano, che ci lasciano, che unendosi danno vita ad altre anime, ad altra vita, ad altri incontri. vedo questo movimento perpetuo di anime, dove tutto è il singolo e il singolo è il tutto. dove crediamo di essere altro, ma noi siamo l’universo. e poi, vedo la particolarità del mio essere, Nina, la mia minuscola, limitata, breve e passeggera esistenza. e mi chiedo se sia possibile tutto questo, e come sia possibile. mi sento leggera di volteggiare al di là delle parole, degli oggetti o dei superficiali eventi, mi sento una nuvoletta che vede il tutto, che si commuove nel rendersi conto del tutto del mondo, del sapere che siamo amore. tu sei me, io sono te. eppure sento il peso, il peso della mia vita, quella che mi appartiene, quella che ha uno scopo come tutto il resto, ma che devo portare a termine, che devo io mandare avanti. il peso del sapere che ci devo ritornare nel dualismo, dal macro al micro. ogni giorno lo stesso movimento perpetuo, macro- micro.

l’unica cosa che porta equilibrio tra questi due poli, è la musica. lei mi fa sentire il mio essere individuo, singolo; sento il cuore che batte, le vene pulsare, le emozioni sorgere e colpirmi le membra. ma sento anche il tutto, l’assoluto che ci unisce; le note che tirano fuori lo spirito del mondo, delle nostre anime unite, tutti noi bellissimi all’unisono che ci ritroviamo nella musica. nella cassa di una chitarra acustica.

so che non potrò mai vivere senza il suono di una voce e di una chitarra, senza il rombo del contrabbasso o la forza del sax. ed è questo che mi fa sentire viva – non la fame, non la sete, non il tutto che ci unisce, ma la musica che annulla e conferma ogni cosa. ciò che siamo stati, siamo e non saremo mai.

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