chi è nina?

non mi sono mai trovata nella situazione di dovermi descrivere, o per lo meno di dover spiegare “a parole” che persona sono, come mi si può riconoscere senza potermi vedere o sentire di persona.

perciò non lo farò. al posto di una descrizione biograficamente inutile di me, voglio lasciare due cose scritte:
1. questo spazio l’ho creato per poter racchiudere le mie passioni, le mie parole e alcuni dei miei progetti. se vi piacciono, se provate sintonia con quello che scrivo oppure se volete contattarmi per qualsiasi progetto di qualsiasi tipo, lascio qui la mia mail e i miei contatti social. e soprattutto per essere uno spazio per esprimersi liberamente, per guardarci dentro e dire ciò che abbiamo paura di ammettere… un luogo di connessione, comunità e libertà. 
2. dato che non ho altri mezzi per raccontarmi, vi presento me, Nina, attraverso un mio testo:

Cibo che riempie, cibo che svuota. Sigarette che calmano, sigarette che stordiscono. Baci che colmano, baci che disorientano. Vento che soffia, tempo che passa. I periodi della mia vita sono tutti un po’ in questo modo: un continuo oscillare tra estremi. Estrema felicità ed estrema delusione. Mi chiedo se le persone riescano a vedere tutto ciò… dicono che sono luce, dicono che sono allegra, dicono che porto leggerezza, dicono così tante cose, eppure io non parlo mai. È da tanto che non mi parlo, che non dico niente di fronte alla mia anima dispersa tra le illusioni del presente. Mi chiedo se riuscirò mai a coincidere con quello che vivo, con quello che provo, con quello che scelgo…

Quanta ombra c’è in questa luce, quanta tristezza c’è in questa gioia, quanto dolore in questo amore? Mi riconosco continuamente in questi alberi, in queste mura, in questi sguardi così umani, ma mai mi accade di riconoscermi in me stessa. Butto parole su questi sfondi bianchi che chiedono alle mie emozioni di uscire e di gridare la loro verità, eppure ciò che ne esce son sempre cose molto poco personali, molto più universali. come quando ricerco affetto, ma trovandolo me ne allontano con repulsione, come quando canti una canzone, ma sai di essere stonato, come quando vuoi essere qualcuno, ma ti ritrovi ad essere nessuno.

Mi chiedo se so convivere con la mia nullità, vi chiedo se sappiamo vedere quanto siamo incapaci… incapaci di esprimerci, incapaci di sorridere, incapaci di esistere…

Tentiamo, arranchiamo, ci proviamo a realizzare qualcosa, a concretizzare queste nostre illusioni, ma alla fine della favola, la morale è che siamo solo più human doing, e non human being. Siamo solo più fatti umani, invece che esseri umani.

Ho perso conoscenza di ciò che il mio essere sia, ma ho guadagnato conoscenza di ciò che noi siamo. Ed in questo noi, io ripongo le mie speranze… perché se no vorrebbe dire che sono veramente incapace di essere.

E mentre scrivo questo, con un esame imminente e tanto dolore alle spalle, sorrido, perché almeno questo foglio non è più bianco e le mie parole stanno gridando la loro verità al silenzio di questo cielo.

Grazie.

IT